Il mito della libertà

Baldo Conti     Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

In genere, nel corso della nostra esistenza, quando abbiamo pensato qualcosa di forse originale sulla vita, sull’evoluzione, sul nostro essere, sull’universo, ecc., ci rendiamo conto che tutto quanto era già stato pensato e scritto dai filosofi greci … e sicuramente anche da qualcuno prima di loro. E se proprio questi greci non hanno detto tutto, sono stati seguiti dai loro colleghi medievali, rinascimentali e successivi, che hanno completato la loro opera fino ad oggi. Difficile quindi per noi pensare qualcosa di intelligente che sia veramente originale: il nostro pensiero è troppo condizionato da chi è venuto prima di noi.

Non solo, ma molti di questi lontani pensatori hanno pesantemente modificato il nostro linguaggio ed il relativo uso delle parole, inventando una infinità di concetti e quindi di comportamenti che ci portiamo dietro ancora oggi. Per esempio, inventarono il “bene” e quindi il “male”, il “buono” e quindi il “cattivo”, la felicità, la paura, la patria e tant’altro, compreso Dio (e gli Dei) che furono quasi sicuramente tra i primi ad essere presi in considerazione, principalmente per ragioni di ordine sociale. Ci fu anche chi inventò la parola “amore” in sostituzione della parola “sesso” che è considerata una parolaccia. La classificazione del mondo vivente da parte di Linneo era ancora molto lontana, ma acutamente la nostra condizione di mammiferi era già stata sfruttata a dovere creando con Dio un “capo-branco” virtuale, non tangibile, inaccessibile e quindi inattaccabile: una invenzione davvero intelligente per poter indirizzare qualsiasi popolo (“ignorante e ciuco” come si dice, secondo un detto popolare) nella direzione voluta dai capi-branco del momento.

È interessante scorrere la quantità di parole che, come “Dio”, sono state sostanzialmente “inventate” e/o modificate secondo necessità e che fanno poi parte della nostra cosiddetta “cultura”… Alcune di queste parole-concetti ci lasciano alquanto perplessi nonostante le si usino inconsapevolmente anche nel quotidiano, per abitudine ed imitando chi ci ha preceduti.

Molto interessante, istruttivo e direi in alcuni casi anche divertente a questo proposito è l’ALE (Atlas Linguarum Europae) curato da Mario Alinei [1], dove – volendo – si possono trovare le definizioni del “mal francese” o “mal napoletano” (tutto dipende dall’interlocutore), l’insalata russa, il granturco, ecc. E noi stessi potremmo anche chiederci perché esiste l’uomo di “fegato” e l’uomo di “cuore” – mentre non esiste l’uomo di “milza” o di “reni”. L’ALE ci conferma che il nostro linguaggio, in tutta la sua stranezza, non è “libero” ma è pesantemente condizionato da quello dei nostri predecessori.

Con lo sviluppo della ricerca scientifica – ed in particolare dell’etologia e della genetica – molti concetti sono stati rivisti, rivalutati e modificati dove necessario, ed il maggior responsabile di tutto questo è sicuramente il DNA che ci costringe a riconsiderare le nostre precedenti posizioni. E sotto “accusa” anche questa volta è proprio il principio di “libertà” tanto caro a tutti noi, descritto e sviscerato da sempre … il primo forse fu Democrito e poi Eraclito, Empedocle, Aristotele ed ancora dopo Cicerone, Sant’Agostino e tutti i moderni [2], e per ultimo probabilmente Giulio Giorello, di recente scomparso, definito come “filosofo della libertà” [3].

Com’è noto, noi sapiens non siamo altro che il risultato di un miscuglio di DNA e di sensazioni ed “indottrinamenti” dovuti all’habitat che ci circonda, quindi le nostre azioni sono sempre “pilotate” da leggi indipendenti dalla nostra volontà. Le nostre scelte non sono scelte ma obbediamo solo a quanto sta scritto nella doppia elica dell’acido desossiribonucleico e quel poco che può darci direttamente l’esperienza vissuta (molto difficile poter stabilire con precisione in quale percentuale ci influenzino queste due componenti). Osservazioni (fatte anche dal sottoscritto) ci dicono che nella stessa “cucciolata” (quindi con identica educazione ed ambiente culturale) ogni cucciolo differisce dall’altro per carattere, aspirazioni, comportamenti.

Molto interessante è osservare come una piccola e “casuale” modifica o variazione nella struttura del DNA possa dare origine a persone geniali come Leonardo da Vinci, Newton, Einstein … oppure altri personaggi come Gengis Khan, Napoleone, Hitler … Gli unici, forse senza alcuna modifica sostanziale del nostro corredino cromosomico – senza infamia e senza lode – siamo noi “comuni mortali” che rappresentiamo solo un “veicolo” per una ignota destinazione: auguriamoci almeno di servire a qualcosa!

Il libero arbitrio o la libertà sembra proprio che non esistano… ognuno di noi si comporta secondo una condotta “programmata” ed indipendente dalla propria volontà. La storia umana – ammesso che abbia uno scopo – andrebbe riscritta completamente ed anche chi ha l’abitudine di festeggiare il 14 juillet inneggiando a “Liberté, Égalité, Fraternité” forse, distrattamente, ha commesso qualche errore …

Come sempre, mi auguro di sbagliare!

Note

[1] Mario Alinei, Origine delle lingue d’Europa, Vol. I-II, Il Mulino, Bologna 1996-2000.

[2] Isaiah Berlin, Quattro saggi sulla libertà, Feltrinelli, Milano 1989; Rudolf Steiner, La filosofia della libertà, Mondadori 1998; Furio Ferraresi (a cura di), Figure della libertà. Le dottrine, i dibattiti e i conflitti, Clueb, Bologna 2004; Giuliano F. Commito, La libertà e i suoi metodi. Variabili antropologiche di un’ideologia, Aracne, Roma 2018.

[3] Giulio Giorello (1945-2020) definito appunto “filosofo della liberà” dal Corriere della Sera del 16 giugno 2020 che ne ricordava la figura.